Ristrutturazione dei Debiti: Quando il Consumatore Non Ha Colpa Grave

Nel caso deciso dal Tribunale di Roma il 30 maggio 2025, è stato chiarito un punto importante riguardo alla ristrutturazione dei debiti per i consumatori. Per accedere a questa procedura, non è necessario che il debitore abbia agito con la massima prudenza secondo criteri assoluti, ma basta dimostrare che non ha tenuto un comportamento volontariamente irresponsabile o gravemente imprudente. La valutazione della “colpa grave” deve quindi considerare la minima diligenza, tenendo conto della situazione personale e delle circostanze in cui sono stati contratti i debiti.

Inoltre, il finanziatore ha l’obbligo di verificare attentamente il merito creditizio del consumatore, raccogliendo informazioni affidabili e indipendenti, come previsto dall’articolo 124-bis del Testo Unico Bancario. Non si può attribuire automaticamente al consumatore la responsabilità per eventuali errori o incongruenze nelle dichiarazioni standard, soprattutto se queste sono compilate da intermediari. In assenza di un controllo adeguato da parte del finanziatore, una semplice dichiarazione non verificata del consumatore non può essere considerata come “colpa grave” che impedisca l’accesso alla procedura di ristrutturazione.

Questa decisione sottolinea l’importanza di un equilibrio tra responsabilità del debitore e doveri del finanziatore, garantendo un approccio più giusto nel trattamento del sovraindebitamento.

Sovraindebitamento: il Tribunale di Bergamo aprì la liquidazione controllata per una madre lavoratrice

Il Tribunale di Bergamo ha accolto il ricorso di una cittadina in stato di sovraindebitamento, madre di tre figli minori, aprendo la procedura di liquidazione controllata del patrimonio. La donna era assistita dallo Studio Legale Palmiero & Partners.

Con un debito di circa 238.000 euro e un reddito netto mensile di soli 400 euro derivante da un contratto a tempo determinato, la situazione è apparsa insostenibile. Il Tribunale ha ritenuto fondati i requisiti previsti dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza.

È stato escluso dalla procedura un minimo vitale di 300 euro mensili per il sostentamento familiare. Ogni importo eccedente, insieme ad eventuali entrate future, dovrà essere destinato al soddisfacimento dei creditori.

Un liquidatore è stato incaricato di gestire la procedura e sono state sospese tutte le azioni esecutive individuali. Il caso dimostra come la normativa permetta a persone in difficoltà reale di accedere a percorsi legali di risanamento, senza perdere dignità e prospettiva di ripartenza.