Il piano del consumatore può durare più di cinque anni.

Il Tribunale di Brindisi, con sentenza del 2 aprile 2025, ha confermato che il piano di ristrutturazione del consumatore può superare i cinque anni, se non ci sono specifici divieti normativi. La durata del piano deve essere compatibile con le capacità reddituali del debitore e le sue aspettative di vita, consentendo una soluzione flessibile e personalizzata.

Questa evoluzione normativa consente al consumatore di ottenere un risanamento più adatto alla propria situazione, senza l’obbligo di dimostrare dolo o negligenza grave, ma solo l’assenza di condotte fraudolente. Un piano che rispetti queste condizioni può essere omologato anche se il debito non è stato causato da malafede.

Nel caso in questione, il piano proposto dal debitore prevedeva il pagamento di 51.000€ su un debito di 119.000€, risultando più vantaggioso rispetto alla liquidazione del patrimonio, e per questo è stato approvato dal Tribunale.

La sentenza sottolinea l’importanza di un equilibrio tra le esigenze del debitore e dei creditori, con l’obiettivo di permettere al consumatore di superare la crisi economica e tornare attivo nel mercato.

Il Tribunale ha disposto che l’Organismo di Composizione della Crisi monitori il rispetto del piano da parte del debitore, garantendo la corretta esecuzione.

Concordato minore e imprenditori cancellati: importante apertura del Tribunale di Modena

Il Tribunale di Modena (giudice Bianconi) interviene su un nodo interpretativo rilevante del Codice della crisi: l’accesso al concordato minore da parte di imprenditori individuali cessati.

Ecco i punti chiave della pronuncia:

  • Il problema: l’art. 33, comma 4, CCII esclude dal concordato minore l’imprenditore cancellato dal registro imprese, apparentemente impedendo l’accesso alla procedura anche alle persone fisiche che hanno cessato l’attività.
  • La lettura del Tribunale: questa esclusione si applica alle società, non alle persone fisiche. L’ex imprenditore individuale, oggi solo debitore civile, può accedere al concordato minore.
  • Perché è importante: escludere queste persone vorrebbe dire costringerle alla sola liquidazione controllata, negando soluzioni più flessibili e favorevoli.
  • Il principio: il diritto all’esdebitazione deve essere effettivo e non solo formale. La scelta del legislatore va letta in modo conforme ai principi costituzionali, favorendo il ritorno alla vita economica attiva.

Una pronuncia che segna un passo avanti nella tutela del debitore in crisi.