Giornata Mondiale contro la Violenza sulle Donne: Violenza Economica e Sovraindebitamento

Il 25 novembre, Giornata Mondiale contro la Violenza sulle Donne, non è solo un momento di riflessione sulla violenza fisica e psicologica, ma anche sulle forme meno visibili, come la violenza economica. Questa, spesso sottovalutata, può intrappolare le donne in situazioni di vulnerabilità, spingendole verso il sovraindebitamento e privandole dell’autonomia necessaria per uscire da relazioni abusive.

La violenza economica si manifesta attraverso il controllo coercitivo delle risorse finanziarie la limitazione delle opportunità di lavoro e il sabotaggio economico. Questo tipo di abuso è una delle cause principali per cui molte donne restano intrappolate in relazioni violente. Senza accesso a risorse finanziarie o con debiti crescenti, uscire da queste situazioni diventa quasi impossibile.

Le donne vittime di violenza economica spesso cadono in una spirale di sovraindebitamento, aggravata dalla mancanza di educazione finanziaria, dalla pressione sociale e dallo stigma che impedisce loro di chiedere aiuto. Per contrastare la violenza economica, è necessario un intervento integrato che includa:

  1. Educazione finanziaria, per promuovere l’indipendenza economica;
  2. Supporto legale e sociale, per liberare le vittime da debiti coercitivi e proteggere i loro diritti con percorsi giuridici accessibili;
  3. Accesso al credito etico, tramite microcrediti e prestiti agevolati;
  4. Normative più severe, per riconoscere e punire la violenza economica come abuso specifico.

La violenza economica è un’arma silenziosa ma devastante. Riflettere sul legame tra violenza sulle donne e crisi economica è essenziale per offrire strumenti concreti a chi lotta per riconquistare la propria libertà. La Giornata Mondiale contro la Violenza sulle Donne è l’occasione per sottolineare che nessuna donna dovrebbe mai scegliere tra la propria sicurezza e la propria sopravvivenza economica.

Ipoteca Su Casa Indivisa: Quali Effetti Sui Comproprietari?

Quando una casa è posseduta in comproprietà, l’ipoteca contratta da uno dei proprietari può gravare sull’intero immobile, complicando la possibilità di vendita e penalizzando anche gli altri comproprietari. Per esempio, se tre fratelli possiedono una casa indivisa e uno di loro si indebita, il creditore può iscrivere un’ipoteca che, pur interessando solo la quota del debitore, finisce per influenzare il valore e la
commerciabilità dell’intero bene.

L’ipoteca si applica solo sulla quota del debitore e non su quelle degli altri comproprietari. Tuttavia,,qualora il bene non sia divisibile (ad esempio, un appartamento non frazionabile), il creditore può richiedere la vendita forzata dell’intero immobile. In tale caso, il ricavato dell’asta viene distribuito in proporzione tra il creditore e i comproprietari, rispettando le quote di proprietà. I comproprietari non debitori possono tutelarsi in vari modi. Una possibilità è richiedere una divisione giudiziale del bene, con la quale il tribunale separa, quando possibile, la parte di proprietà del debitore. Se il bene è divisibile materialmente, il creditore potrà pignorare solo la porzione spettante al debitore. Se invece la divisione non è possibile, nel giudizio di divisione il bene potrà anche essere venduto interamente e i comproprietari riceveranno la loro quota del ricavato.

In alternativa, gli altri comproprietari possono scegliere di estinguere il debito, subentrando nei diritti del
creditore e cancellando l’ipoteca, oppure acquistare direttamente la quota del comproprietario debitore.
Queste soluzioni consentono di liberare l’immobile dall’ipoteca, facilitando così la possibilità di una
vendita o di una gestione autonoma del bene.

La Moratoria nel Piano di Ristrutturazione dei Debiti del Consumatore: Opportunità e Equilibri

Con il “Correttivo Ter” è stata introdotta una moratoria di massimo due anni per i debiti garantiti da privilegio, pegno o ipoteca (art. 67, comma 4). L’introduzione di un periodo di moratoria così significativo rappresenta una risorsa importante per i consumatori in difficoltà, offrendo loro uno spazio temporale per riorganizzare le proprie finanze senza l’immediata pressione dei creditori privilegiati. La moratoria, tuttavia, non è priva di costi: durante il periodo di sospensione, il pagamento degli interessi al tasso legale è comunque dovuto, bilanciando così la tutela del consumatore con il diritto dei creditori che mantengono la sicurezza di una remunerazione, garantita dagli interessi legali anche nel caso di dilazione del pagamento, preservando così una prospettiva di soddisfazione, seppure dilazionata.

Esiste però un acceso dibattito sulla possibilità di estendere la moratoria oltre il limite dei due anni. La giurisprudenza, con pronunce come Cass. Sez. I, n. 17834/2019 e Cass. Sez. I, n. 576/2024, ammette in alcuni casi deroghe al limite, purché i creditori possano esprimere le proprie osservazioni e il giudice valuti la convenienza economica del piano rispetto all’alternativa liquidatoria. Questo approccio permette ai giudici di adattare le soluzioni alle circostanze specifiche, garantendo un equilibrio tra le esigenze del debitore e i diritti dei creditori.

Sovraindebitamento: “Correttivo Ter” Dlgs 136/24

Il Decreto Legislativo 136/2024 (noto come “Correttivo Ter”) introduce importanti modifiche nelle
procedure di sovraindebitamento, facilitando l’accesso per consumatori, famiglie e piccoli imprenditori in
difficoltà economica. Basato sul principio del “favor debitoris,” il decreto promuove il reinserimento
economico e sociale dei debitori, evitando approcci punitivi.
Tra le novità principali, una definizione più chiara di “consumatore” consente di includere solo i debiti
estranei all’attività imprenditoriale. Anche i debiti misti (personali e professionali) possono ora rientrare
nel concordato minore, con vigilanza giudiziaria per prevenire abusi. Gli imprenditori cancellati dal
Registro delle Imprese possono accedere alla liquidazione controllata anche oltre l’anno dalla cessazione,
offrendo una soluzione definitiva ai debiti.
Gli Organismi di Composizione della Crisi (OCC) ottengono potenziamenti con l’accesso a banche dati
pubbliche, migliorando la trasparenza e l’accuratezza nella gestione delle procedure. Per le famiglie, è
possibile mantenere il mutuo sulla casa principale, garantendo stabilità abitativa.
Queste modifiche segnano un passo avanti verso una gestione più equa e funzionale del
sovraindebitamento, creando un sistema inclusivo che sostiene la ripresa economica e sociale dei debitori,
evitando il loro allontanamento dal circuito produttivo e promuovendo soluzioni sostenibili per tutti i
soggetti coinvolti.